2020_laboratori:
"Danzo perché?"
Alcuni allievi esprimono i loro pensieri, liberi di vedere la danza secondo varie prospettive. Racconti profondi sulle sensazioni che provano danzando:
_TALENT SCHOOL DI RARY LO_
Allieva: MARTINA DISTANI
Tutti conoscono la frase “chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire”.
Nella mia vita ho sempre cercato di portare la mia idea di bellezza nei contesti, nelle cose, nelle persone e nelle azioni che vivo. Credo che sia un argomento così soggettivo e misterioso che potrei stare ore a parlarne. In questa frase,al concetto della bellezza,viene legato proporzionalmente il concetto di sofferenza. Sofferenza deriva dal latino “sopportare,avere pazienza”, ed è qui che nasce la mia meraviglia. Quando cerco la bellezza, la cerco con cura, con attenzione,dettaglio. Cerco di non tralasciare indietro mai niente, ci metto lavoro,impegno e pazienza per raggiungere il mio punto ideale di bellezza. Ma dove trovo io il massimo splendore di quest’ultima? Nella danza.
Danza per me è bellezza e sofferenza. E tantissime altre cose che sinceramente, a parole, non riesco ad esprimere. Se potessi, qua sopra, non scriverei, ma danzerei, così che non sarei costretta a limitare la danza in un concetto fatto solo di parole. Bellezza.. associo la bellezza alla danza perché è così che mi sento, BELLA. Vedere il mio corpo muoversi, sentire le vibrazioni sfiorarmi la punta del cuore, entrare in collisione con la musica, mi fa sentire viva, appagata e bella. Non c’è momento più bello di quello in cui danzo.
La danza è stronza però. In senso buono, che non si offenda, abbiamo un legame speciale quindi spero la prenda sul ridere. Si è stronza perché a volte mi pare irraggiungibile. La vorrei sempre con me, vorrei facesse parte della mia vita a colazione, pranzo e cena, ma è davvero difficile raggiungere questo scopo. È proprio una sofferenza. Sia in senso buono che in senso cattivo. Ci sono delle volte in cui mi arrabbio così tanto con lei, poiché non riesco ad entrarci in connessione, che mi devo girare e sbollire. A tal punto che quasi voglio chiuderci perché mi chiedo “ma chi me lo fa fare”.Ci sono delle volte,invece, in cui litighiamo così forte che ci sentono tutti quanti. A volte vince lei, a volte vinco io. Le pirouette sono delle vere bastarde, mi chiedo, vi costa così tanto essere più gentili nei miei confronti? Io ci metto tutto il mio per stargli simpatiche, ma a volte sono davvero cocciute. È sofferenza, con la danza bisogna avere tanta sopportazione, tanta pazienza, tanta dedizione. E non è da tutti. Va coltivata, arricchita e considerata ogni giorno della propria vita. È una tipa tosta,difficile da conquistare. E io sono così innamorata della danza che anche quando fa la stronza, la affronto. Perché fa parte di me nei suoi 360° gradi. Nel periodo che stiamo vivendo quest’anno sento come se la danza volesse uscire e gridare così forte da far vibrare il mondo intero. Se mi manca? È a dir poco un eufemismo. Mi manca soffrire per lei, mi manca ridere con lei, mi manca spaccarmi la schiena per lei. A la cosa che mi manca di più della danza è una delle sue caratteristiche più peculiari, l’equilibrio. Dolce equilibrio, ancora devo far pace con lui. Risolveremo prima o poi, me lo sento. Ma mi manca soprattutto vivermela come dovrebbe essere vissuta: libera. Senza confini nè restrizioni, vivermela in una sala da ballo, con le mie compagne, stare ore ed ore in stretta connessione con lei senza pensare a nient’altro.
Ora sono incazzata, si, perché vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare tutto quanto. Fare finta che sia un brutto sogno.
Sono sicura che prima o poi ritornerà tutto come prima, così che gli amati si possano rincontrare come si deve.
Per ora, mi limito a vivere la mia danza all’interno delle mia quattro mura. Perché anche nei momenti di difficoltà, nel bene o nel male, c’è sempre e solo lei.
Però pensate ad un mondo senza danza. Un solo secondo. Provate a chiudere gli occhi e immaginare che non esista.
No, impossibile. Automaticamente è come se non pensassi più.
Tutto buio e grigio.
No no, preferisco l’arcobaleno.
Tornerà a splendere, la bellezza lo fa sempre.
Giulia Impellizzeri ; scrive: DANZA
All’età di tre anni non facevo sport, ero piccola, molto piccola, eppure
avevo già capito che cosa mi avrebbe accompagnata per il resto della mia vita. La
tv era sempre fissa sullo stesso canale: quello di “Angelina ballerina”, un
cartone animato ambientato nel mondo della danza. Non me lo levavo dalla testa,
era tutto ciò che volevo. Volevo imparare qualcosa di nuovo, qualcosa che mi
avrebbe cambiato la vita e così, dopo aver supplicato mia madre, iniziai il
corso base di danza classica; fu amore a prima vista. Col tempo purtroppo capii
che i rond de jambe e le piruettes non facevano più per me. Cambiai scuola di
danza per iniziare il corso di “moderno”, molto simile allo stile precedente
solo più movimentato: in parole semplici, da quello che riesco a spiegare
verbalmente, nella danza moderna l’improvvisazione può diventare qualcosa di
unico. Per ognuno di noi, l’inizio di un cambiamento non è facile, infatti
anche per me non è stato semplice. Soprattutto quando l’insegnante metteva una
base musicale e noi dovevamo cercare di spiegare quello che sentivamo dentro,
con il nostro corpo. Non sapevo bene come si facesse ma, dato che sbagliando si
impara, col tempo sono riuscita a trasmettere qualcosa muovendomi. Dopo tre
anni, pur sapendo ballare, non provavo più niente. Ho provato a riempire il
vuoto che sentivo con la ginnastica artistica; non è servito a nulla. Non si
usava la musica e avevo sempre la tremenda paura di potermi fare male. A causa
del covid ho smesso, non ce la facevo più, mi mancava tutto quello che da
piccola desideravo e l’avevo messo da parte. Sono ritornata a ballare e credo
che non smetterò mai, fa troppo male. La questione “Corona Virus” esiste ancora
ed hanno chiuso palestre, scuole, piscine… pensandoci non esiste un giorno che
io passi senza ballare, impossibile; a volte ballo perfino quando dormo. Un
punto di riferimento potrebbe essere Rudol’f Nureyev di cui una frase mi ha
colpita molto:” Ogni uomo dovrebbe danzare tutta la vita. Non essere ballerino,
ma danzare.” Questa frase mi ha fatto capire che tutti noi possiamo fare
qualsiasi cosa, non serve essere professionisti perché nessuno nasce perfetto.
Per me i veri ballerini sono quelli che tornano a casa con i piedi distrutti e,
nonostante ciò, continuano a fare quello per cui sono nati: danzare.
Alcuni allievi invece si sono voluti confrontare con una ricerca libera e trarre ispirazione da esso:
ALLIEVA: Gaia
ricerche e studio:
OHAD
NAHARIN
Dal 1990 ohad naharin è direttore artistico della batsheva dance
company.
Lo stile e la tecnica gaga, è distinto per la sua flessibilità del
busto e degli arti, da movimenti profondamente interdipendenti e da esplosioni,
come cadute improvvise.
Batsheva dance company:
Dal 1990
ohad naharin è direttore artistico della batsheva dance company.
Lo stile e la tecnica gaga, è distinto per la sua
flessibilità del busto e degli arti, da movimenti profondamente interdipendenti
e da esplosioni, come cadute improvvise
Il linguaggio gaga
Durante la direzione della Batsheva Dance Company, Naharin ha
sviluppato il suo personale linguaggio del movimento, come lui dichiarò,
"Per far comprendere meglio la sua opera ai ballerini".
Gaga nasce dalla convinzione di Naharin che "il piacere fisico
dell'attività fisica fa parte dell'essere vivo" e la connessione tra lo
sforzo e il piacere attraverso il movimento.
Gaga, prima parola pronunciata da Ohad, non vuol essere tanto una
codifica del movimento, ma uno stile per enfatizzare l'esperienza somatica del
praticante. Far esprimere i propri instinti animali.[6] Molti
hanno notato che le lezioni di Gaga sono costituite da un insegnante che
conduce ballerini attraverso una pratica improvvisata che si basa su una serie
di immagini descritte dall'insegnante. Naharin spiega che questo tipo di
tecnica spinge i ballerini ad oltrepassare il limite della famigliarità[
ROMANZA UNA STORIA CHE RIFLETTE UN PENSIERO MOLTO ATTUALE E COMUNE TRA I GIOVANI, DOVE PER FORTUNA TROVANO RIFUGIO E RIPARO NELLA DANZA PER SUPERARE PROBLEMATICHE CHE PARTONO DALL' ADOLESCENZA E CHE CI FANNO DIVENTARE ADULTI.
DIVERRAI DIAMANTE:
Eravamo sedute sulla scalinata del suo cortile, faceva molto caldo quel giorno
<Perché danzi?> le chiesi all'improvviso. Ogni volta che pongo questa domanda non so mai cosa l'altra persona potrebbe rispondere... Ci sarebbero così tante risposte da poter dare, eppure sembrerebbero tutte banali...
"Io danzo per passione" "io danzo perché mi diverte" "io danzo perché sono cresciuta con la musica e il mio corpo ormai ne è assuefatto"
Non lei...
<Io danzo per insoddisfazione.> mi rispose.
Quella risposta mi stupii. Le chiesi di spiegarsi meglio...
<Sono sempre stata una bambina solare, già dalle elementari. Ero la classica bambina che a ricreazione dopo merenda si divertiva, nel cortile di scuola, a giocare con i compagni a Nascondino o a rotolarmi nell'erba. Mi divertivo a stare con gli altri bambini, mi piaceva scherzare e ridere di gusto con loro. Non mi importava nulla se non divertirmi. Avevo un sacco di amichetti! Io, IO, piacevo alla gente!> disse lei.
Avevo lo sguardo fisso su di lei mentre parlava, osservavo ogni sua espressione mentre si accendeva una sigaretta...
<Fino a quando un giorno, inevitabilmente, ti svegli una mattina e , come se ti svegliassi da un sogno, non sai come e non sai perché, ti ritrovi adolescente e ti trascini a scuola e l'unico amico che hai, così da un giorno all'altro, è un banco.> continuò lei.
Non capivo dove volesse andare a parare. Lei si voltò verso di me e notó la mia espressione interrogativa...
<Hai presente quei banchi tutti rovinati pieni di scritte posti in fondo all'aula?> mi chiese. Io feci di no con la testa.
<Come no? Dai!> sorrise. <Massi, quel banco riservato a te sfigato e reietto della classe dove i tuoi 'amichetti' per ridere tra di loro ti scarabocchiavano sopra parole tipo "cesso", "cretina", "ratto" "mongoloide"...> Il suo sorriso si spense. Mi imbarazzai per la piega che stava prendendo la conversazione.
Lei fece un pausa e continuó: <Ecco, li inizi a non fidarti più delle persone che hai accanto, anche quelle che magari ti vogliono bene davvero...
ma allo stesso tempo, un meccanismo strano nel tuo cervello fa sì che nonostante scegli di non fidarti più, inizi comunque a credere a quel che ti dicono, soprattutto se si tratta di cose poco carine.
Non mi è mai importato cosa le persone pensassero di me...fino a quel giorno.
Sai? Quando tutte le persone si allontanano di colpo da te e rimani da solo, sempre,
quando passi da avere un sacco di amici ed una compagnia per la quale sei disposto a fare qualsiasi cosa, a non avere nemmeno una compagna con la quale partecipare ad un progetto scolastico, e passi tutti i sabato sera a casa, alla fine inizi a pensare che il problema sei tu, che se tutti se ne vanno un motivo ci sarà... Inizi a non fare più conoscenza con nessuno, inizi a chiudere la bocca per non dire qualcosa che possa dare ad altri un motivo in più per pensare male di te. Passavo le mie giornate chiusa in camera mia. Nessuna notifica sul telefono. Nessuna amica da telefonare al pomeriggio o con cui andare a prendere un gelato. Nessuno, solo io e la mia rabbia.
E allora ti metti lì, seduta, e pensi, pensi, pensi, e ripensi ancora... Ti dai mille colpe infondate, inutili, ti inizi a urlare in faccia allo specchio da sola "cesso! Ratto schifoso!" o "mongoloide!"... E piano piano inizi a farti paura anche da sola...>
Abbassai lo sguardo...
Lei si sfilò per l'ultima volta la sigaretta di bocca e la gettò a terra sbuffando un piccola nuvoletta grigia, si mise comoda sul gradino appoggiando le braccia dietro di sé e disse: <Ero arrivata ad un punto in cui mi era impossibile sopportare una parola di troppo, un pensiero in più. Me lo ricordo bene quel pomeriggio! Erano le 15:00, ero frustrata dalla giornata, ero stanca. Decisi di ascoltare un po' di musica, con le cuffiette, volume al massimo, così alto che faticavo a sentire il mio stesso respiro... Non so di preciso che cosa successe, so solo che ho ballato un ora senza fermarmi. Ballavo e sudavo, ballavo e piangevo, ballavo ancora ed era come se sparissi, come se non era più necessario essere Me. È stata la prima volta che ho ballato per davvero.>
<Quindi danzi per sfogarti, praticamente.> Conclusi io, imbarazzata.
Lei rispose:<No. Io danzo perché sono insoddisfatta di me stessa, perché ho ancora paura di quello che gli altri pensano di me...
Quando ballo è come se mi strappassi via la pelle di dosso, come se la mia vista si offuscasse e nelle mie orecchie non si sentissero più giudizi, è come se i miei pensieri sparissero. Quando danzo posso essere qualsiasi persona, qualsiasi animale, posso cambiere vita o decidere di rispecchiarne un'altra. Quando ballo divento tutto e niente nello stesso tempo.
La danza mi ha salvato. Io le devo la mia vita, non potrei mai abbandonarla...> mi guardo con gli occhi pieni di lacrime e infine mi disse: <Io danzo perché voglio potermi guardare un giorno,allo specchio di un camerino di un grande teatro, il giorno del mio più grande debutto e sentirmi finalmente un DIAMANTE.>