mercoledì 27 maggio 2020

Isadora Duncan


Ultima di quattro figli, 
Isadora Duncan
 nacque a San Francisco il 26 maggio 1877. Sua madre era una pianista irlandese e suo padre uno scozzese che abbandonò la famiglia in seguito a uno scandalo bancario, quando lei aveva appena tre anni. Isadora trascorse l’infanzia fra le melodie della musica suonata da sua madre, che la educò a uno spirito di libertà e indipendenza. Entrò nella compagnia teatrale di Augustin Daly, a New York, all’età di 19 anni, dove ballò e recitò. Nella sua ricerca di espressione artistica prese lezioni di balletto con Marie Bonfanti, prima ballerina e insegnante a New York ma, delusa dal rigoroso regime e dai movimenti del corpo secondo lei eccessivamente rigidi e controllati, rinunciò molto rapidamente e iniziò la sua carriera da solista. Iniziò ad esibirsi negli Stati Uniti alla fine del secolo, ma le sue performance non riscossero interesse. Nel 1900 danzò a Londra, inaugurando così una serie di fortunate tournée nel vecchio continente, dove ottenne l’ammirazione di molti artisti e intellettuali dell’epoca. Antoine Bourdelle, Auguste Rodin, Arnold Rönnebeck e Abraham Walkowitz crearono opere ispirate a Isadora Duncan. Quando venne costruito il Théâtre des Champs-Élysées a Parigi, lo scultore Antoine Bourdelle scolpì il suo personaggio in rilievo sopra l’ingresso e Maurice Denis introdusse la sua figura nell’affresco delle nove muse nella platea del teatro. La Duncan fu la prima a segnare una vera a propria rottura con il balletto classico, di cui non concepiva le posizioni innaturali e forzate. Nella sua danza abolì le scarpe da punta e gli ingombranti costumi indossati dalle ballerine della fine del XIX secolo, preferendo ad essi i piedi nudi e abiti semplici, fluttuanti e leggeri. La danza di Isadora voleva ricercare l’espressività e la libertà del movimento, insieme alla sua naturalezza, e si ispirava alle forme dell’arte greca, nella continua ricerca di un gesto spontaneo, basato sul ritmo della natura e sulle sonorità della musica. Il simbolo emblematico di questo movimento era l’onda, che l’artista cercava di riprodurre nelle sue danze, simbolo della ciclicità della natura che si rigenera all’infinito. I capelli sciolti, le leggere tuniche e le lunghe sciarpe da lei indossate le permettevano di fluttuare nello spazio, danzando le emozioni che sentiva dentro di sé. Isadora Duncan concedeva grande importanza all’improvvisazione, che partiva però dall’ascolto del proprio corpo, in un fulcro energetico che nella sua concezione originava dal plesso solare. Le sue “danze libere” furono interpretazioni emotive, espressionistiche, di composizioni di celebri musicisti come Chopin, Beethowen, Gluck, che la Duncan fu la prima a utilizzare nella danza, dandone una nuova interpretazione attraverso il suo corpo e il suo movimento. Le sue idee, fortemente influenzate da una rielaborazione molto personale dei classici e delle opere di importanti filosofi, riscossero grande interesse in Europa. Nella sua autobiografia, My life, pubblicata per la prima volta nel 1927, scrisse: «Mi resi conto che i soli maestri di danza che potessi avere erano il J. J. Rosseau dell’Emile, Walt Whitman e Nietzsche». L’ importanza di Isadora Duncan nella storia della danza è grande, sia per l’interesse che seppe suscitare nelle platee di tutto il mondo, sia perché le sue idee furono rivoluzionarie per la sua epoca e costituirono per i suoi successori l’impulso per la creazione di nuove tecniche diverse da quella accademica e per una nuova concezione della danza teatrale, tanto da fruttarle l’appellativo di “madre della danza moderna”. A Berlino, nel 1903, tenne una famosa conferenza sulla danza del futuro, ritenuta una sorta di manifesto della danza moderna. Nel 1904, dopo aver affollato i più importanti teatri di tutte le capitali d’Europa, partì per una tournée a San Pietroburgo, che ebbe grandi ripercussioni nel mondo del balletto russo: gli stessi Sergej Djagilev e Mikhail Fokin, vedendola ballare per la prima volta a Pietroburgo nel 1905, ne rimasero molto colpiti. In particolare Diaghilev, futuro committente di Stravinskij e di Picasso, dichiarò che era stata proprio Isadora a indicargli la via da intraprendere.

“Innanzitutto, insegniamo ai bambini a respirare, a vibrare, a sentire e a diventare un tutt’uno con l’armonia generale e il movimento della natura. In primo luogo, creeremo un bellissimo essere umano, un bambino che balla.” 

Isadora Duncan aveva una spiccata vocazione pedagogica e considerava l’insegnamento una missione, volta anche a salvaguardare lo sviluppo armonico del corpo delle ragazze contro l’artificiosità del tradizionale balletto classico. Fu fondatrice di varie scuole: due in Germania, una a Parigi, che fu costretta a chiudere quasi subito per lo scoppio della prima guerra mondiale, e una a Mosca, dove fu chiamata dal commissario del popolo per l’istruzione. Proseguirono l’opera di diffusione delle sue teorie le sue prime allieve, che Isadora aveva adottato ufficialmente: Anna, Theresa, Irma, Lisa, Gretel ed Erika, le cosiddette “Isadorables”, un gruppo di sei ragazze che ballarono secondo il suo stile dal 1905 al 1920 e successivamente adottarono e continuarono il suo insegnamento di danza. Isadora fu per l’epoca una donna molto emancipata ed ebbe intense relazioni affettive. Nel 1913 un’immane tragedia segnò irrimediabilmente la sua vita. I suoi due bambini, Deirdre di 7 anni, figlia dell’attore e regista Gordon Craig, e Patrick, di 3, figlio dell’industriale e mecenate Paris Singer, morirono annegati insieme alla loro governante per un assurdo incidente: la vettura su cui viaggiavano si era fermata e l’autista era sceso per far ripartire il motore con la manovella, senza innestare il freno a mano, per cui l’auto si era messa in moto ed era finita nella Senna. Nello stesso anno soggiornò per un periodo a Viareggio, grazie dall’amica attrice Eleonora Duse, che la incentivò a non tralasciare la sua passione ma anzi a gettarvisi interamente, provando a colmare il dolore per la perdita dei suoi due figli. La Versilia le permise di ritrovare un po’ di pace e, insieme, il piacere di ascoltare musica e di danzare. L’atroce sofferenza avrebbe paralizzato qualsiasi altra artista, non Isadora, la quale incontrò e ispirò nuovi amici, fra cui il pittore-scrittore Lorenzo Viani, il pittore Plinio Nomellini e lo scultore Romano Romanelli, dal quale l’anno successivo ebbe un altro figlio, morto poco dopo la nascita. Tutte queste incolmabili ferite cambiarono in modo irreversibile la sua danza: non più aerea, volta al cielo, ma attratta dal suolo e quasi mimica. Da allora cominciò anche a bere, e la sua vita divenne sempre più sregolata. Nell’autunno del 1921 durante la sua permanenza in Russia, Isadora conobbe il poeta Sergej Esenin, di diciotto anni più giovane di lei e lo sposò il 2 maggio del 1922. Insieme girarono l’Europa e l’America, ma la loro burrascosa relazione finì l’anno successivo ed Esenin tornò in Russia dove due anni dopo, nel dicembre 1925 morì suicida nell’hotel “Angleterre” di Leningrado. Negli ultimi anni della sua vita la luminosa carriera che aveva alle spalle declinò rapidamente. L’ultima tournée americana fu un disastro e i critici furono crudeli e impietosi nello scagliarsi contro la sua figura appesantita, ormai non più adatta a danzare, e i suoi capelli tinti. Tornata in Europa, visse fra Nizza e Parigi, sempre più oberata dai problemi economici e di alcolismo. La fine di Isadora, tragica e spettacolare come era stata la sua vita, suscitò grandissima impressione in tutto il mondo: accadde verso sera, il 14 settembre del 1927, sulla Promenade des Anglais a Nizza. Il pilota ed amico Benoît Falchetto, all’uscita da un ristorante, le offrì un passaggio sulla sua Bugatti. Isadora si congedò dai suoi amici con la frase “Je vais à l’amour”. “Vado a innamorarmi” (Secondo alcune testimonianze la frase da lei pronunciata sarebbe in realtà “Je vais à la gloire”, “Vado verso la gloria”, ndr). Ma, pochi metri dopo la partenza, la sua lunga sciarpa di seta, di quelle che era solita indossare, si impigliò nella ruota dell’auto, strangolandola. Il suo corpo venne cremato e le sue ceneri sono conservate nel Cimitero Père-Lachaise a Parigi.

giovedì 21 maggio 2020

2020: uno dei primi post sulla pandemia; Aperture teatri con distanziamento:


Questo è il risultato di una guerra silenziosa che ci ha cambiato. Sul web si vedono le prime immagini dei teatri che ripartono all’estero. Poche persone distanziate e con la mascherina sedute in platea, Lo stesso pubblico che ogni artista merita per il duro lavoro che svolge. L’arte così diventerà un privilegio per pochi?! Cerchiamo di sostenere l’arte e la cultura con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, non dimentichiamocene!

martedì 19 maggio 2020

Vaslav Nijinsky, Omaggio


Sono esempi come questo artista a cui dobbiamo aspirare. Nonostante non avesse un corpo armonioso per le sue linee estetiche della danza, Nijinsky diventa un’icona della storia. Il suo senso ribelle e incompreso hanno dato vita ad un pezzo di storia del balletto molto importante, che servirà a preannunciare il secolo delle grandi innovazioni della danza.
Il caso di Vaslav Nijinsky, unanimemente riconosciuto come il più grande danzatore e coreografo russo, non fa eccezione: una serie di difficoltà, sommata ad una lenta e pesante malattia psichiatrica, interruppe tristemente la sua carriera all’apice del successo, fino a costargli la vita. Nijinsky nacque a Kiev nel 1889 da genitori di origini polacche, entrambi ballerini, che gli insegnarono i rudimenti della danza e contribuirono alla sua formazione primaria in questo campo. All’età di undici anni entrò nella Scuola Imperiale di Balletto, dove dopo un solo anno si distinse agli occhi dei suoi insegnanti come un caso eccezionale di talento artistico; fu questo talento, tra l’altro, ad evitargli l’espulsione dalla scuola a causa del suo carattere difficile nei confronti degli insegnamenti che non gradiva. Gli anni di studio dimostrarono, in ogni caso, la potenzialità del suo talento: si diplomò nel 1907 con i più alti gradi in danza, arte e musica. Iniziò a danzare professionalmente nel settembre dello stesso anno e rapidamente si vide attribuire ruoli da solista. Il punto di svolta nella sua carriera – e nella sua vita – fu però l’incontro con l’impresario Sergej Diagilev che lo volle, nel 1909, nei propri Balletti Russi. Grazie al successo dei Balletti Russi, che per il pubblico occidentale rappresentavano qualcosa di nuovo e straordinariamente creativo, contribuì in modo importante alla diffusione del suo nome fra gli amanti della danza e dell’opera. A Parigi, dove ebbe prima sede la compagnia – e dove Nijinsky e Diagilev ufficializzarono la loro relazione – le sessioni degli spettacoli crearono un grande scalpore, sia sul piano artistico che sociale. Il danzatore russo conquistava gli occhi del pubblico per merito di una “grazia innaturale”, una tecnica perfetta ed i suoi agili salti, caratteristiche che lo avrebbero connotato durante tutta la carriera. Iniziò anche a scrivere coreografie proprie: in particolare si ricordano L’après-midi d’un Faune, che suscitò forte scandalo, e la Sagra della primavera, musicata da Stravinsky. Le sue coreografie, come ci si può aspettare, superavano i limiti del balletto classico e presentavano i primi lineamenti della danza moderna.  Nel 1913 avvengono però alcuni importanti cambiamenti nella vita di Nijinsky. La compagnia dei Balletti Russi parte per il Sud America senza Diagilev, che temeva i viaggi oceanici. In quest’occasione il danzatore decide di sposarsi con una sua fervente ammiratrice, la contessa Romola de Pulszky: probabilmente una maniera con cui egli desiderava liberarsi dalla dipendenza materiale dal proprio impresario. Naturalmente al suo ritorno in Europa Diagilev, geloso, reagì duramente a questa notizia e lo allontanò dai Balletti Russi. Nijinsky tentò di lavorare a nuove coreografie, ma l’insorgere della guerra sconvolse la sua vita: fu internato in Ungheria e solo grazie ad un’intercessione di Diagilev riuscì a espatriare negli Stati Uniti, col pretesto di una tournée, nel 1916. In questo periodo iniziarono anche a manifestarsi, purtroppo, i primi segni di demenza, che gli impedirono rapidamente di danzare. Si dice che durante la sua ultima apparizione sul palco, a Montevideo, il pianista Arthur Rubenstein pianse vedendo la gravità della confusione mentale in cui versava Nijinsky: lo stress e la malattia lo portarono, nel 1919, ad una pesante crisi nervosa. Gli venne allora diagnosticata una grave forma di schizofrenia, che di fatto gli impedì di danzare per tutto il resto della sua vita, che passò invece entrando e uscendo in continuazione da molti ospedali psichiatrici. Morì a Londra nel 1950.

Federica Adele Imperore, artista



Grande danzatrice e mentore della danza, Federica (Clicca qui per Instagram), ci racconta il suo percorso professionale: Ballerina aggiunta della fondazione Arena di Verona,
 Docente di Tecnica della danza classica presso l'Istituto Paritario M.Buonarroti di Verona(sez. Coreutica)... Attualmente iscritta al Master in Regia d'opera lirica presso "Verona Accademia per l'Opera Italiana". 

Durante l’intervista sono emersi argomenti molto interessanti sulla condizione della danza in Italia. Per questo Federica dice come in Italia manca un organo competente che operi nella tutela del ballerino. Come la danza in Italia è categorizzata nello sport e non considerata una professione. Come ci sono molte realtà competenti, di percorsi formativi alla danza, ma che non  sono riconosciute a livello di attestazione.  Se vuoi scoprire di più sul dibattito, segui la diretta Live.



Una performance di Fede a cui dico un caloroso Grazie!

sabato 16 maggio 2020

Salvatore Siciliano, Artista


Artista creativo, Salvo racconta della sua esperienza professionale e delle sue ideologie sulla danza. Vive e lavora a Berlino, e crea con la sua compagnia;  spiega quanta determinazione deve avere un artista per affermare se stesso nella sua carriera e che nessuno può bloccare il tuo processo creativo. Spiega inoltre che un danzatore deve poter avere la libertà di cambiare, di poter variare i contesti di lavoro, e non essere troppo legato ad una realtà e basta, ma deve poter arricchire se stesso e il proprio  mondo grazie all’incontro con altri mondi...  

Grazie mille Salvo per i tuoi suggerimenti.



Instagram: @salvatoreSiciliano


@farmculturalpark; @mimi19dancer




In questa puntata una grande artista a cui dico un caloroso grazie: Miriam Mignemi (click for info), ci racconta della sua realtà artistica e professionale nella danza che è la ‘Contemporary School dance’, a cui faccio un grande augurio per i suoi 10 anni di attività. Inoltre Miriam si occupa attivamente nella campagna a favore dell’arte, il suo ruolo di assessore allo sport e allo spettacolo di Favara, in provincia di Agrigento, le favoriscono un motivo in più per raccontarci la meraviglia che è la Farm Cultural Park. Un’iniziativa che ha permesso di far rivivere il centro vecchio del paese e dargli una veste completamente contemporanea. Veramente un’esperienza molto importante a cui molti artisti faranno riferimento per un personale progetto verso quell’operazione artistica... io mi metto in lista per vivere quel luogo.. e tu!?





Grazie mille!




Pianificare il futuro:



Quale potrebbe essere per noi ballerini la soluzione al problema legato all’emergenza covid 19? 
Iniziano ad arrivare le prime notizie di corridoio a noi insegnanti che pratichiamo la danza nelle scuole, e per quanto possa essere bellissimo poter ritornare a danza, ci saranno delle regole molto severe in merito al distanziamento, l’igiene e la santificazione degli ambienti, indumenti utilizzati solo per la lezione in corso, filtri particolari negli impianti di riscaldamento, disinfettanti ovunque e di ogni genere.. insomma.. tutta un’altra vita.. diamo uno sguardo alle locandine che girano per le palestre:



Che ne pensate?

Officina della danza, Novara





È una scuola di danza che si trova a Novara. La sua direttrice Marta Nobile ci racconta la sua esperienza. Due sue allieve performano per lei mostrando tutta la sensibilità che solo un grande maestro sa fare, quindi il grande carisma e simpatia di Marta incidono positivamente sul percorso artistico dei ragazzi!



La rubrica di Annalù


La rubrica di Annalù1806:


Grande amica, anche Annalù ci darà consigli utili per il benessere muscolare con i suoi esercizi di stretching passivo e allungamento in tonificazione. Consigli ideali per chi lavora con il corpo e non... infatti I suoi movimenti sono accessibili a tutti. Munitevi dì tappetino e provate a vedere i benefici!

Clicca qui per il profilo di Annalù


Sasha Riva, Artista



Grande Danzatore e amico, Sasha ci racconta le sue esperienze da Performer. Vive in Germania da tanti anni e oggi da artista affermato mette a confronto le realtà che vive professionalmente all'estero rispetto all'italia ed all'emergenza covid19.

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su questo articolo per scoprire di più su Sasha...
                         Grazie amico mio.. 

                                   Diretta Live